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REVISIONE ARTICOLO 2.0

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Il poster di Tron
Le Light Cyde, in una sequenza del film

Uno scorcio delle Light Cycle ideate da Kevin e iconiche rappresentazioni di quel mondo virtuale presentato in Tron mentre sfrecciano nell’area chiamata “griglia di gioco”

Glen Larson

GLEN LARSON

Un Cylon dalla serie tv anni '80 Galactica

GALACTICA

Chuck Wagner in Automan

CHUCK WAGNER

Automan e Walter Nebicher

ARRIVA 

AUTOMAN!

di The Dreaming Man (Redazione)

Negli anni ’80 il piccolo schermo assistette alla presentazione di moltissime serie che avevano fatto proprie le tecniche del cinema degli effetti speciali. Ralph Supermaxieroe, Manimal, Buck Rogers, Battlestar Galactica, Dimensione Alpha, V-Visitors, Alf, Spazio 1999, Project Ufo sono solo alcune serie che hanno trasportato in TV la tecnica delle miniature, dei mascherini, del bluescreen e molto altro ancora.  Automan, anno 1983, è proprio una di queste. Nata dalla fervida mente di Glen Larson, prolifico produttore, musicista, scrittore e regista americano, la serie ebbe vita breve, solo 13 episodi in una singola stagione, ma fu visivamente pervasiva e rimase impressa nella mente degli spettatori del tempo e successivamente ricordata dagli appassionati di un certo tipo di produzione. Automan racconta la storia di un informatico, Walter Nebicher, assunto dal dipartimento di polizia di Los Angeles che crea un ologramma (Automan) in grado di prendere consistenza e di aiutarlo nelle indagini di polizia.  L’ologramma, interpretato da Chuck Wagner, ha un aiutante di nome “Cursore”, che è un puntatore tridimensionale in grado di disegnare nel vuoto e costruire dal nulla mezzi e oggetti di cui Automan ha bisogno. Gli effetti realizzati da un blocco di artisti che avevano già lavorato per il film culto di Tron, fanno di Automan un parente lontano della pellicola della Disney ma, a conti fatti, diverso sia nei contenuti che nella forma. Curiosi? Seguiteci in questo nuovo articolo e non ve ne pentirete…


Attenzione! I seguenti termini tecnici utilizzati nell’articolo possono essere trovati nella sezione DIZIONARIO:
dissolvenza, fermo-macchina, mascherini.




  • IL FASCINO DI AUTOMAN…

    Uno degli aspetti sicuramente più entusiasmanti della serie è rappresentato dagli effetti speciali che avvolgono e danno forma all'intera narrazione di 13 episodi. In un momento in cui l’informatica arriva in tutte le case degli americani, la possibilità di immaginare un amico totalmente digitalizzato stimola l’immaginazione di tanti spettatori. L'aspetto “virtualizzato” di Automan, con quell'effetto un po’ psichedelico sul costume e le creazioni di un puntatore tridimensionale come Cursore – senza contare della sua infinita capacità nel creare dal nulla accessori utili ad Automan – non poteva lasciare indifferenti gli spettatori degli anni ’80. 

    Tali effetti simili a quelli di Tron, pellicola di qualche hanno prima e che proponeva avventure anch’esse di tipo virtuale, spingono la serie ad una apparente parentela con la pellicola di casa Disney discostandosene però per contenuti e forme. Infatti, c'è da evidenziare come le due narrazioni abbiano un approccio differente, sebbene si parli di elementi virtuali. 

    In Tron, un programmatore di videogiochi di nome Kevin Flynn, entra nel mondo virtuale per combattere il Master Control Program diventando parte di quel mondo binario; in Automan, Walter Nebicher, anch'esso programmatore, combatte invece il crimine portando l'ambiente virtuale (Automan e Cursore) nel mondo reale. 

Due approcci quindi differenti, come lo sono del resto anche la realizzazione degli effetti speciali.


  • AUTOMAN E TRON


    Le lavorazioni di Tron hanno impiegato mesi e mesi di lavoro per simulare delle rappresentazioni digitali. Oggi sappiamo che moltissimi effetti della pellicola furono disegnati direttamente sul frame perché nel 1982 i computer non erano in grado di realizzare delle lunghe animazioni digitali. Il film si avvalse infatti solo di alcune scene dove la grafica computerizzata sfoggia quelle forme - dettate anche dalle limitazioni dell’elaboratori del tempo - che poi diedero quel look minimalista e per certi versi vagamente “tondeggiante” che ne caratterizza la pellicola. Quando Glen Larson - produttore, scrittore e regista (suoi anche Buck Rogers, Battlestar Galactica, Supercar e molti altri ancora altri ancora) decise di realizzare Automan lo immaginò subito sulla base degli effetti visti in Tron. Se bisognava infatti raccontare la storia di un ologramma generato da un computer perché non andare verso la direzione già tracciata da Tron

    Forte però dell'esperienza avuta con le accuse di plagio per Battlestar Galactica da parte della 20Th Century Fox (la serie, secondo l’accusa, presentava dei tratti di somiglianza con il film di Star Wars) decise di allontanarsi dagli effetti di Tron ingaggiando però un pugno di effect artists che avevano già lavorato per la pellicola della Disney e che possedevano la necessaria esperienza per realizzare il suo Automan.  Glen Larson non era nuovo nel chiamare gente che aveva lavorato nel cinema. Con Galactica aveva reclutato per esempio John Dykstra, inventore della “Dykstraflex”, innovativo sistema di ripresa in grado di dare una svolta credibile ai voli delle astronavi di Star Wars. Il nuovo gruppo fu così composto da gente che proveniva dall’esperienza di Tron: Donald Kushner, concepì l’idea di Automan, David Garber si occupò di inventare gli effetti di Automan mentre Bill Kroyer curò le animazioni relative a Cursore.

CURSORE, UNA IDEA DI PERSONAGGIO DAVVERO SINGOLARE

  • L’EFFETTO SPECIALE


    L'idea era quella di presentare un personaggio che fosse immediatamente riconducibile a una creazione di tipo informatico. Doveva quindi avere un aspetto legato all’elettricità, fonte indispensabile per ogni computer, ed evidenziarsi sulla scena come entità digitale. David Garber elaborò delle idee e fece anche delle prove che poi sottopose al produttore e a Kushner. Pensò infatti di realizzare un costume riflettente sulla stessa base del tessuto usato per il film di Superman

    La stoffa, formata da centinaia di piccole sferette, avrebbe riflesso la luce di un proiettore dedicato ad irradiare il solo attore facendolo così risaltare sulla scena con un fantastico alone luminoso. Sul costume avrebbero trovato poi posto delle sezioni trasversali, anch’esse riflettenti, ma trattate diversamente affinché potessero emanare un livello differente di intensità luminosa. La luce emanata dalle sezioni più chiare e da quelle più scure, avrebbe fornito ai tecnici della post-produzione delle indicazioni esatte su dove applicare gli effetti riuscendo così a “bucare” agevolmente le diverse parti del costume. La superficie non intarsiata sarebbe così diventata solo in parte lucente  mentre le sezioni trasversali avrebbero avuto, al loro interno, quell’effetto brillantato su sfondo nero che hanno reso iconico il personaggio di Automan. L’idea piacque e Garber fu assunto per la serie.

    Il costume finale indossato dall’attore Chuck Wagner possedeva proprio le caratteristiche delle prime prove di Garber. Alcune zone più chiare (le trasversali) si alternavano con zone più scure (gli spazi rimasti vuoti). Quelle più chiare erano composte non più da un tessuto a sferette, ma  da una superficie riflettente in grado di radiare una quantità differente di luce rispetto alle zone più scure. Questa caratteristica permise ai tecnici della post produzione di “bucare” essenzialmente le zone più chiare e di sostituirle con quei giochi di luci ormai caratteristici del costume di Automan. È probabile poi che in fase di post-produzione si sia creata una chiave di estrazione basata proprio sulla luminosità agendo così come se si trattasse di un colore (come il verde o il blu) eliminando in questo modo solo quelle zone che presentavano un determinato livello di luminosità per sostituirle con lo sfondo animato.

LA TUTA DI AUTOMAN IN TUTTO IL SUO SPLENDORE

    Garber realizzò anche dei proiettori portatili che erano di fondamentale importanza per l’effetto della tuta. In questo modo diede alla produzione la possibilità di lavorare senza alcun problema lontano dagli studi di registrazione.

    La stessa tecnica fu applicata anche ai mezzi creati dal Cursore dove linee di materiale riflettente contornavano le loro forme evidenziandone la struttura come se si fosse trattato di progetti in 3 dimensioni disegnati da un elaboratore elettronico.

Autocar - la macchina di Automan
L'elicottero di Automan

LE CREAZIONI DI CURSORE PER AUTOMAN

  • CURSORE E LE SUE CREAZIONI


    Il collaboratore fidatissimo di Automan è un puntatore tridimensionale chiamato Cursore, un'entità virtuale che accorre in aiuto di Automan e di Walter. Gli effetti di Cursore furono animati da Bill Kroyer, grande artista Disney anch'esso nella partita di Tron

    Il Cursore sfoggia uno scintillio parecchio caratteristico, realizzato con l’animazione tradizionale.

  Le forme disegnate dal Cursore che precedono la costruzione dei mezzi e degli accessori di Automan, furono anch’esse disegnate e animate alla vecchia maniera. Le linee, presentate con un persistente effetto luminoso, cedevano il passo alla comparsa dell'oggetto creato grazie alla tecnica del fermo-macchina. La tecnica consisteva nel registrare dapprima una location vuota; successivamente si fermava la registrazione e si posizionava l'auto, l'elicottero o qualsiasi altro oggetto che servisse ad Automan; dopo si riprendeva nuovamente con la registrazione. 

    In post produzione si lavorava poi sui frame precedenti all’avvenuto fermo-macchina in modo da far sembrare che Cursore creasse dal nulla l'oggetto, sovrapponendo, durante il passaggio da una situazione all’altra  varie linee e  “stelline” luminose.

LE ANIMAZIONI DI BILL KROYER 

    La stessa cosa si ripeteva anche per vestire Automan e coprire così la sua natura di ologramma. In una sequenza dell’episodio 2, intitolato “Un computer a Las Vegas”, Cursore veste Automan da provetto Anthony "Tony" Manero. Le linee disegnate seguono la forma del personaggio lasciando il posto all' abbigliamento che appare in dissolvenza proprio sotto le stesse linee tracciate da Cursore. Le linee disegnate seguono la forma del personaggio lasciando il posto all' abbigliamento che appare in dissolvenza proprio sotto le stesse linee tracciate da Cursore.

IN QUESTA SEQUENZA VIENE USATA LA TECNICA ANIMATA UNITA ALLA SOVRAPOSIZIONE DELLE IMMAGINI

  • GLI ALTRI EFFETTI


    Nel racconto, Automan viene alimentato grazie all’elettricità della città. I suoi poteri sono quindi limitati da questa condizione. Se l’energia elettrica non è sufficiente, il personaggio ne soffre e sparisce improvvisamente come gli stessi oggetti creati da Cursore. La sparizione viene resa con la dissolvenza frapposta tra due momenti diversi ottenuti sempre con la tecnica del fermo-macchina. Un altro effetto utilizzato è quello dei fasci elettrici generati dalle mani di Automan che furono realizzati tramite l'animazione classica. 

    Invece, i passaggi di Walter all'interno e all’esterno del corpo di Automan avvenivano sovrapponendo, con l’uso di mascherini, una parte della ripresa di Automan sopra a quella di Walter, completando l’effetto della transizione con delle scariche elettriche realizzate sempre con la tecnica dell'animazione tradizionale. 

    Infine le curve ad angolo retto dell’Autocar venivano realizzate sempre con la tecnica del fermo macchina.
    <<Cursore?!…>>


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